lunedì 6 aprile 2020

STEP #07

Gestire in un opera poetica

Un individuo può dover gestire molte cose, ma tutti devono gestire il tempo.
La gestione del tempo è forse la più importante e impegnativa, perché strettamente collegata al modo in cui decidiamo di vivere. Ovvero, come decidiamo di passare la nostra vita in relazione alla sua caducità e al tempo che ci viene messo a disposizione?
Questo tema era molto caro alla filosofia antica e sono innumerevoli gli scritti in cui compare. Hanno provato a dare una risposta i filosofi epicurei, ha provato Seneca nel trattato De Brevitate Vitae, ha provato Orazio nell’undicesimo carme del libro 1 delle Odi.

Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum, sapias: vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Tu non chiedere (non è dato saperlo) quale fine a me, quale a te
gli dei abbiano assegnato, Leuconoe, e non consultare
la cabala babilonese. Quanto è meglio, qualunque cosa sarà, accettarla!
Sia che Giove abbia assegnato più inverni, sia che abbia assegnato come ultimo
questo che ora stanca il mar Tirreno opponendogli gli scogli,
sii saggia: filtra il vino e poiché lo spazio è breve
taglia la lunga speranza. Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà fuggito:
cogli la tua giornata, fiduciosa il meno possibile nel domani.

In questo carme Orazio esprime con chiarezza estrema come secondo lui si dovrebbe gestire il tempo e afferma con forza la filosofia del carpe diem. Bisogna vivere ogni giorno, senza riporre alcuna speranza nel domani, perché l’unica cosa di cui siamo certi è l’oggi.



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