mercoledì 27 maggio 2020

STEP #19

Disciplina scientifica

La storia della psichiatria
Tutte le civiltà, fin da quelle più antiche, si sono trovate di fronte alla follia, un concetto non sempre chiaro, ma che colpiva alcune persone che non si comportavano più in modo normale e potevano diventare un danno o un peso per la società. I problemi mentali ci sono sempre stati e lo testimonia anche il fatto che li troviamo spesso in opere letterarie, la cui più significativa è l’Orlando Furioso di Ariosto o più antica l’Aiace di Sofocle.
Inizialmente creduta opera divina, la malattia mentale venne considerata per la prima volta solo la conseguenza di specifiche circostanze della vita umana da Ippocrate nel IV secolo a.C.. Nel periodo greco venne studiata l’isteria, ma senza grossi risultati, si credeva infatti che fosse una malattia del corpo, ma il cervello non era mai nominato.
Nel Medioevo i malati mentali erano associatati a gente posseduta dal diavolo, simili alle streghe, e di conseguenze si credeva che non dovessero essere curati da specialisti, ma affidati a sacerdoti e inquisitori.
Nei secoli successi il Medioevo si operarono molti studi, ma la vera svolta arrivò solo nel Novecento con le pubblicazioni di Joseph Breuer e Sigmund Freud. Si parlò con certezza di inconscio e per la prima volta di psicoanalisi, una branca totalmente dedicata alla comprensione e alla cura dell’isteria. Evolutasi poi nella psichiatria che conosciamo oggi, la psicoanalisi ha fatto numerosi passi avanti senza però mai giungere ad una soluzione definitiva, tant’è che per molti anni ancora sono rimasti aperti i manicomi, dove venivano rinchiuse le persone considerate matte e irrecuperabili. Un modo oggi considerato barbaro di gestire queste persone, ma in uso fino alla seconda metà del ‘900. In Italia i manicomi vennero chiusi ufficialmente solo nel 1978 con la promulgazione della Legge Basaglia.



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